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oraSaro’ … l’albero che fu!

 

OraSarò, tempo presente del verbo essere.

Sembrerebbe un paradosso ma non lo è, il presente proiettato nel futuro e quindi mai vissuto.

Dissociazione della vita: essa si struttura nel passato, si sopraeleva tangenzialmente per ricadere a terra direttamente nel divenuto. Dall’alto si osserva il presente ma non lo si tocca, non lo si sente. E’ la sopravvivenza, vivere sopra, sopra dove c’è la testa che arricchisce l’esterno ed impoverisce l’interno, dove si zittiscono le viscere per l’illusione del Grande Dono.

OraSarò, tempo presente del verbo essere inizia fin da subito …

”Un fanciullo può scoprire che manifestare bisogno di tenerezza alle figure potenti che gli stanno intorno lo porta spesso a essere in posizione di svantaggio, o a entrare in ansia, o a essere preso in giro. In queste circostanze il corso evolutivo cambia al punto che la percezione del bisogno di tenerezza porta una previsione di angoscia e di dolore ”(Sullivan, 1953).

Sullivan ipotizza attività che chiama “come se”, drammatizzazioni che consistono nell’assumere il comportamento del genitore alterando la propria personalità. ”Questo è un aspetto molto speciale di una discriminazione molto importante che si sviluppa nel bambino: da una parte ciò che si può esprimere, mostrare, manifestare o dire, dall’altra ciò che pure accade ma va trattato come se non accadesse ”( 1953).

OraSarò … quello che vuoi tu. La tua via diventa la mia. Sono te … sarò io.

Confusioni di lingue tra adulto e bambino. Qui non è importante stabilire se esse originino dalla fantasia o dalla realtà. Un adulto ed un bambino nutrono affetto reciproco, il bambino sente gli stati d’animo del genitore, è la sensazione primordiale della fusione che glielo consente. E’ la sua verità, ci crede. Gli viene confutata … con le parole. Si sente indifeso fisicamente e moralmente, la sua personalità è ancora troppo lontana dall’essersi consolidata perché possa essere in grado di protestare; la forza prepotente e l’autorità dell’adulto lo ammutolisce, spesso gli toglie la facoltà di pensare (Ferenczi,1932).

Questa aggressione mentale viene introiettata, l’Altro, colui che aggredisce, scompare come realtà esterna: l’evento da extrapsichico diventa intrapsichico. L’aggressività è ormai dentro e permette al bambino di mantenere in vita la situazione precedente con il suo carattere di tenerezza.

Ma nella vita psichica del bambino, il mutamento più importante provocato dall’identificazione con l’adulto rappresentativo è l’introiezione del senso di colpa dell’adulto stesso (1932). Da questo momento, le sensazioni non accettate diverranno sbagliate e soggette alla persecuzione.

OraSarò … un bravo bambino, mamma. Non darò più retta a quello che sento, crescerò vedrai. Non ti farò mai più arrabbiare. Scusa anche a te papà, oraSarò un ometto grande che non ti disturberà più con le sue paure, con le sue insicurezze. Copritele pure, copritele tutte.

Il bambino struttura un me-buono che organizza quelle esperienze che sono state gratificate , un me-cattivo pregno d’angoscia, ed un non-me, incomunicabile, se non nei sogni e negli episodi psicotici. Quest’ultima personificazione porta alla costruzione di un sistema dissociativo che tenta di difendere il bambino dalle paure e dalle angosce più profonde ( Thompson, 1964). Prende corpo un sistema del Sé che porta avanti quegli aspetti convalidati che formano il me-buono, tiene a bada, attraverso operazioni di sicurezza e disattenzione selettiva, il me-cattivo e dissocia l’inesprimibile del non-me. In altre parole, il sistema del sé ha lo scopo di disperdere ed eliminare l’ansia, respingendo tutte le esperienze ad essa associate.

Lo scopo principale è perpetuare se stesso, e il bambino “ tenderà per questo motivo di estrarre dalle nuove esperienze solo ciò che rientra nelle previsioni del sistema poiché l’ansia induce alla ricerca solo di ciò che è familiare e confortante e a escludere tutto il resto” ( D.B. Stern, 1997).

OraSarò … un bravo controllore … ma quanto mi manco! Cioè quanto mi manca il non-me, a volte anche il me-cattivo! Ma non erano meglio i televisori di quando ero bambino? Tutto bianco e tutto nero? Bravo Winnicott, Falso e Vero Sè!

Rifletto su due asserzioni: “ la più importante capacità della mente umana è di proteggere la propria stabilità” (Bromberg, 1998), “ la dissociazione non è direttamente conoscibile dall’individuo in questione” ( Loiacono, 2009).

Mi sollecita una domanda, cosa si può conoscere senza minare la propria stabilità?

E’ una domanda alla quale si cerca di dare risposta per mezzo sia delle autoanalisi quotidiane che del percorso psicoterapeutico. Partirei dal fatto che si vive un senso pervasivo di angoscia ogni qualvolta un’esperienza fa allertare un campo emozionale sepolto; ciò avviene prevalentemente attraverso un processo cognitivo, vi è in atto un “ doppio gioco” della mente che si assume il compito di sondare le emozioni non formulabili per poter meglio controllarle, per accoglierle fino ad un attimo prima che esse possano mettere in pericolo la mente stessa.

Il dissociato naviga qui sotto e, fin tanto che l’Io dirige le operazioni, galleggia egregiamente.

OraSarò … un bravo analista. Il pane me lo faccio in casa da solo!

L’analisi permette mentalmente di riflettere sull’intero processo, di andare in profondità ma accompagnati da un fidato scudiero che sa quali anfratti non debbano essere esplorati.

Paradossalmente lo scavo serve per tenere sotto i reperti ma portare alla luce la loro descrizione.

Per allestire una bella mostra. Ciò permette la sopravvivenza, essa usa un narcotico a basso dosaggio ma costante. La vita è altrove, è un’altra faccenda, è difficile starci a contatto perché ci obbliga ad accettare la parte in ombra, la morte; il reperto portato alla luce nutre in se questo pericolo …. può dare vita ma anche morte. Il nostro pensabile si ferma qui, il fido scudiero ce lo rammenta in continuazione; portare in superficie senza aver bisogno della mente, …ci provo … sogni, lapsus, analisi del liminale, …del quasi eliminabile.

Ma la sentinella, dopo un breve riposo, si rimpossessa del materiale per riportarlo celatamente nell’anfratto e tornar su con la sua bella descrizione.

OraSarò … dissociazione della morte. Saro nella lingua ormai in disuso degli antichi villaggi della mente significa Sono. Che stupido a non averci pensato: tempo presente del verbo essere!

Ecco dove sta la morale! … hic et nunc …. molto più semplicemente .. Io saro.

Non mi ero mai accorto che se togliessimo l’accento al futuro esso diverrebbe presente!

Non volevo arrendermi all’evidenza: dissociando la morte volevo scacciare da me la responsabilità di vivere il tempo presente … c’è tempo … sarò. Ci sarà sempre in arrivo un Lunedì, una data simbolo laddove presente e futuro si incontrano, ove la vecchia promessa svanisce e quella nuova si ricolloca magicamente nel tempo presente del verbo essere: oraSarò.

Io ho bisogno di quell’accento e mi arrabbio con tutti quelli che vorrebbero togliermelo. ….perlomeno fate piano, piano piano.

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Bibliografia

Albasi, C. ( 2006 ). Attaccamenti traumatici. Torino:UTET.

Bromberg, P.M. (1998). Clinica del trauma e della dissociazione. Milano: Raffaele Cortina (2007).

Ferenczi, S. (1932). Confusione di lingue tra adulti e bambini, in Opere vol.4 (1927-1933). Milano: Raffaele Cortina (2002).

Galleni, A., Innocenti, G., Maffei, D. (2013). Boh. Relazione tenuta al seminario IPA del giugno 2013 dal titolo “ Il bambino e la fiaba”: Porretta Terme.

Loiacono, A.M. (2007). L’esperienza non formulata. Relazione tenuta al Simposio AFPI-IPA: Firenze.

Loiacono, A.M. (2009 ). Scissione, dissociazione, integrazione. Relazione tenuta alla 1° giornata di studio AFPI: Firenze.

Salinger, J.D. (1961). Il giovane Holden. Torino: Einaudi.

Stern, D.B. (1997). L’esperienza non formulata. Dalla dissociazione all’immaginazione in psicoanalisi. Pisa: Del Cerro (2007).

Sullivan, H.S. (1953). La teoria interpersonale della psichiatria. Milano: Feltrinelli (1962).

Thompson, C.M. (1964). Psicoanalisi interpersonale. Torino: Bollati Boringhieri (1972).

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