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Il fantastico mondo di Psiche

C’è una grande confusione oggi sui termini ed i loro significati che noi utilizziamo quando tentiamo di parlare del mondo mentale, mi piacerebbe fare un po’ di chiarezza.
Partiamo dalla figura dello psicologo. Chi è? Qualsiasi persona che si iscriva ad un corso di studi universitario in Psicologia, consegua la laurea e superi l’esame di stato per essere ammesso nell’albo nazionale degli psicologi . Cosa può fare? Lavorare nelle aziende per l’assunzione del personale, nelle strutture sanitarie pubbliche e private per dare un supporto alle persone in difficoltà, ma non può fare un lavoro psicoterapeutico con i pazienti. Una psicoterapia è un percorso di cura/approfondimento dei propri meccanismi interni e della loro relazione con il mondo esterno. Esistono molti indirizzi psicoterapeutici, il più famoso è quello che nell’accezione comune noi siamo abituati a vedere nei film con il paziente che si stende sul lettino ed un signore che emana saggezza e conoscenza dietro di lui con un taccuino in mano: questo indirizzo è la Psicoanalisi ed è nata con Sigmund Freud intorno al 1900. Anche la Psicoanalisi nel corso del tempo ha preso strade diverse al punto che penso sia più corretto parlare di psicoterapie psicoanalitiche: ci sono analisti che vedono i propri pazienti sul lettino, altri che preferiscono una relazione vis-a-vis, c’è chi fa riferimento ad alcuni autori e chi ad altri.
Tornando alla grande famiglia delle psicoterapie, uno psicologo che voglia lavorare in questo modo con i pazienti deve affrontare un’altro percorso di studi specialistici post laurea, generalmente di 4 anni, per diventare psicoterapeuta. Oltre all’indirizzo psicoanalitico, esistono molti altri indirizzi per una terapia psicologica: cognitivo-comportamentale, bioenergetico, centrato sulla coppia, sulla famiglia, Gestalt, ecc…. Io suddividerei i vari indirizzi in due macro categorie, quelli che curano l’effetto e quelli che curano la causa. Per fare un esempio, io ho un attacco di panico e il professionista di turno ha due possibilità: andare ad indagare la causa psicologica che ha fatto scatenare l’attacco, in altre parole andare a vedere perchè la mente ha comandato al corpo di bloccare il paziente quel giorno, in quel momento ed in quella situazione (causa); oppure dare dei mezzi funzionali attraverso atti volitivi come ripetizioni, esposizioni graduali, abituazioni che permettono, anche con l’aiuto degli psicofarmaci, di essere rimessi in piedi e di “funzionare” velocemente. Il mondo in cui viviamo ci influenza sicuramente nella scelta da prendere, esso ci impone di stare alla sua velocità, di essere operativi per il giorno seguente. Va da sé che la cura dell’effetto è molto in voga, e con essa anche l’assunzione dei farmaci. Potrebbe andare bene anche così, in effetti le nuove categorie di psicofarmaci se presi con coscienza e sotto un controllo medico scrupoloso non hanno enormi effetti collaterali, ma c’è un particolare al quale non prestiamo bene attenzione: il sintomo, a quello che il corpo attraverso il dolore e la sofferenza in alcuni punti specifici tenta di dirci. Se lo trattiamo da nemico e lo cacciamo dalla porta lui rientra dalla finestra, all’inizio è un attacco di panico ma poi potrebbe tramutarsi in una depressione grave o altro. Sembra che non riusciamo a capire il messaggio che ci lancia, e più non lo capiamo e più lui alza la posta e ci fa stare ancora più male. Sconfiggiamo il panico ma poi ricadiamo in dolori psichici ancora più profondi, solo perchè abbiamo paura di scoprire che quello che la mente ci vuole dire è semplicemente: ti blocco perchè stai prendendo una strada sbagliata per te in questo momento.
La cura della causa è sicuramente molto più lenta, anche se molto più arricchente. La psicoanalisi è la cura della causa per antonomasia.
Io sono orgoglioso di essere uno psicoanalista.

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