Come si svolge il mio lavoro di Psicoterapeuta

Lavora come se non avessi bisogno di soldi. Ama come se tu non fossi mai stato ferito. Balla come se nessuno ti stesse guardando

Satchel Paige

“Nella lunga storia del genere umano, e anche del genere animale, hanno prevalso coloro che hanno imparato a collaborare ed a improvvisare con più efficacia”

Charles Darwin

“Devi godere della libertà di poter lavorare da qualsiasi luogo e della flessibilità di adattare il tuo lavoro alla tua vita piuttosto che il contrario”.

Alex Muench

“La psicoanalisi è un rimedio contro l’ignoranza. Essa è senza effetti sulla stupidità”.

Jacques Lacan

“La coppia felice che si riconosce nell’amore sfida il tempo e l’Universo. È sufficiente a se stessa, realizza l’assoluto”

Simone de Beauvoir

Psicoterapia di gruppo

La psicoterapia di gruppo è una valida alternativa a quella individuale a patto che si rispetti un parametro per me imprescindibile, ovverosia che venga svolta dopo che un paziente lavori individualmente con un terapeuta per un certo periodo di tempo. Questo per consentire la costruzione di una maggiore capacità introspettiva e riflessiva, in altre parole per far emergere la possibilità nell’individuo di riflettere sulle proprie emozioni, azioni e pensieri. Forse questa regola personale può essere non rispettata quando si lavora con i ragazzi adolescenti dove la costruzione della capacità di pensarsi avviene attraverso lo scambio con il gruppo dei pari, quindi attraverso il gruppo stesso in quella che si potrebbe definire una co-costruzione. In un gruppo generalmente si parla in prima persona, non si fanno domande ma si racconta vissuti, esperienze e sogni personali, elicitati dal proprio mondo interno o dal discorso di un altro partecipante. Spesso i nostri compagni di viaggio svolgono un ruolo di Io-ausiliario, impersonano aspetti del nostro Sè che noi non riusciamo a far emergere.

Lo Psicodramma

La tecnica di gruppo attraverso la quale è lo psicodramma, precisamente lo psicodramma analitico. Quando mette a punto questa tecnica, intorno agli anni 20 del Novecento, lo psichiatra e filosofo Jacob Moreno gli assegna un nome ben preciso: teatro della spontaneit. I motivi si comprendono immediatamente. Lo psicodramma, infatti, è una forma di psicoterapia estremamente efficace, un modello che si fonda sulla messa in scena, proprio come in un teatro, di sogni, fantasie, vissuti, ricordi da parte di un gruppo, che agisce e interpreta le varie parti secondo principi di liberte assoluta spontaneità. Nel corso dei suoi studi, Moreno si era reso conto di quanto linterpretazione scenica del proprio vissuto, il poter drammatizzare la trama del proprio passato, presente ma anche del futuro, fosse profondamente terapeutico. Questa tecnica, infatti, consente allindividuo di elaborare vari aspetti della propria esistenza, comprese le emozioni, e di indagare in modo profondo conflitti personali e collettivi. Lo psicodramma, solitamente, viene utilizzato allinterno delle sedute di terapia di gruppo e si svolge in questo modo, allinterno del setting terapeutico.

Lo psicoterapeuta potrà decidere di “far mettere in scena” da uno dei partecipanti al gruppo quei vissuti emozionali che lui ritiene bloccati dalla parola, dal mondo cosciente. Può trattarsi di un sogno, ricorrente o meno, ma anche di un ricordo o di unemozione. Chi sarà chiamato a drammatizzare sarà il protagonista e almeno inizialmente potrà interpretare sé stesso. Il terapeuta, che è anche il conduttore del gruppo, guiderà il protagonista nella messa in scena teatrale di quel vissuto, mentre gli altri membri del gruppo assumeranno ruoli diversi, interpretando persone significative nella vita del protagonista o anche il protagonista stesso. Nel corso della seduta, infatti, vengono utilizzate tecniche molto diverse. Per esempio, può essere applicata la tecnica del doppio, che prevede la possibilità di mettersi nei panni di un altro dei membri del gruppo, dando voce ai suoi pensieri ed emozioni. Quando si usa questa tecnica, di solito ci si mette alle spalle dellaltro partecipante e si parla in prima persona, proprio come fossi lui o lei.

La tecnica dello specchio, invece, si attua quando un membro del gruppo esprime ad alta voce ciò che vede e sente rispetto a un altro membro, dando spazio a un diverso punto di vista. Parlando della tecnica dello specchio, possiamo evidenziare uno dei punti di forza della terapia di gruppo: la polifonia, la presenza di più voci e prospettive differenti, la ricchezza di rispecchiamenti che il singolo ha attraverso gli altri, tutti diversi da lui. La tecnica principale utilizzata nello psicodramma, però, è quella dellinversione di ruolo, con la quale il protagonista è indotto a mettersi nei panni dellaltro, guardando sé stesso con gli occhi di qualcun altro, vedendosi agire e parlare dallesterno perché è un altro membro del gruppo a interpretare la sua parte, il suo ruolo. In questo modo, egli può riflettere in modo profondo sul proprio vissuto, osservandolo da una prospettiva completamente diversa. La grande forza dello psicodramma sta nella possibilità per il gruppo di terapia di lavorare nel qui e ora della relazione.

Il sogno, l’emozione, il ricordo, lesperienza del passato vengono riportati nel tempo presente e vivo, vengono attualizzati, vissuti sul momento, attraverso il corpo, il movimento, la voce, linterazione con gli altri membri del gruppo stesso. L’intensità delle emozioni non viene filtrata dalla distanza temporale, come avviene quando il ricordo viene portato alla luce semplicemente attraverso il racconto, e per questo si mantiene inalterata, intatta e potente. Le elaborazioni che avvengono durante la seduta di psicoterapia di gruppo che applica questo metodo hanno il pregio di essere relative a un vissuto reale condiviso, con uno scarto importante tra la dimensione del passato (là e allora) a quella del presente (qui e ora). Quella vissuta attraverso lo psicodramma è un’esperienza vera, concreta e reale e, per questo, estremamente forte, dalle grandi potenzialità terapeutiche e catartiche. Il paziente non si limita a raccontare a parole quello che ha provato, a rievocarlo mantenendo tra sé e quel momento una distanza che fa da diaframma, quasi da barriera.

Attraverso lo psicodramma può rivivere quel ricordo integralmente, portando in scena i contenuti del suo mondo interiore. Agendo nel presente del qui e ora e in una dimensione in cui il corpo diventa centrale, il paziente può sbloccare alcune emozioni, può superare resistenze e riuscire a entrare in contatto con parti di sé, con emozioni negate, rimosse, soffocate, che spesso non sono raggiungibili seguendo altre strade. Molto spesso, i pazienti che non sembrano trarre beneficio dal confronto con il terapeuta nelle sedute di psicoterapia individuale, possono trovare nella psicoterapia di gruppo con uso dello psicodramma una via privilegiata, lapproccio più corretto per alleviare i propri sintomi, affrontare il disagio e, soprattutto, raggiungere una maggiore consapevolezza di sé, acquisendo strumenti per prendersi cura di sé stessi nel modo migliore.
Contattami per informazioni sulla psicoterapia di gruppo a Firenze (o per sessioni online).

Terapia online

Nell’epoca di Internet e del “tutto a portata di mano”, anche la psiche si è dovuta piegare ai segni del tempo. La questione si pone sul come, come riuscire a essere efficaci e di essere di aiuto al paziente, in una strutturazione di terapia comoda ma che deve fare i conti con la mancanza del corpo e l’accesso ridotto alla comunicazione non verbale.

La psicoanalisi si è interrogata fin da subito rispetto ad una comunicazione “altra” che permettesse a persone impossibilitate a recarsi nello studio di un analista di continuare una relazione terapeutica e i suoi benefici. Fu proprio Freud che per primo introdusse, in un epoca dove chiaramente non c’era internet, una relazione “altra” rispetto al classico lettino psicoanalitico. E’ di quegli anni infatti la prima analisi condotta passeggiando in un parco di Vienna con Max Eitingon, era il 1908. Egli inventò anche la terapia a distanza: nel caso di persone che non potevano recarsi a Vienna scriveva e riceveva lunghe lettere. Il passaggio successivo fu l’utilizzo del telefono con la nascita nel 1950 della “Telephone analysis” per opera di Saul negli Stati Uniti. Il passaggio attuale, reso possibile dall’esplosione della rete e dall’abuso dello smartphone, è avvenuto attraverso l’atterraggio sul pianeta delle E-psychotherapy, facilitato dal Covid e dal bisogno di molte più persone di avere un supporto psicologico “da remoto”.

E’ indubbio che una seduta online fa risparmiare tempo e soldi ( per il costo del viaggio). Essendo l’audio e il video in tempo reale, si manifesta online tutto ciò che si verifica in studio: silenzi, comportamenti, sguardi. Bisogna stare comunque ancora più attenti in quella che si definisce la costruzione del “setting”, ovverosia una serie di regole e comportamenti che formano la cornice entro la quale avviene l’incontro terapeutico; esso dovrà essere ancora più rigoroso perchè la tendenza alla distrazione sarà maggiore, vuoi perché avremo oggetti intorno a noi che non appartengono alla relazione, vuoi perchè sarà quasi automatica l’azione di inserire la “cosa terapeutica” tra le mille altre “cose” da fare e pensare durante l’arco della giornata annullando di fatto una parte fondamentale dell’analisi: il prima ed il dopo, il viaggio di andata e quello di ritorno. La fermezza nel mantenere una certa costanza ( di orario, di giorno, del posto da dove collegarsi ) sarà quindi ancora più importante; così come la possibilità di silenziare ogni possibile fonte di distrazione, ad iniziare dal telefonino. Se questi criteri verranno soddisfatti, allora la terapia online potrebbe essere una buon alternativa specialmente in quei casi dove la dislocazione geografica del paziente non permetta di raggiungere lo studio di un buon analista, o laddove il paziente che viene in studio debba assentarsi dalla città per motivi di lavoro o anche di svago. Studiando le sedute delle psicoterapie e delle supervisioni online si è evinto che si può costituire una sana alleanza terapeutica anche attraverso un monitor, dando quella continuità necessaria per la buona riuscita del lavoro anche da remoto.

Chiaramente lo stato di quarantena del 2020 per il Covid ha accelerato il processo di avvicinamento al mondo virtuale. Già da tempo si era passati dalla comunicazione telefonica agli sms, e poi Whatsapp, per finire al famelico mondo dei social. Una penetrazione dell’intimità impattante, volti e opinioni sono divenute di tutti, la privacy scomparsa, il proprio mondo interno difficile da difendere. Penso che sia proprio questo il paradosso dei tempi moderni nella psicoterapia: la difesa del proprio mondo interno dagli strumenti che ci stanno consentendo di lavorare. E’ uno tsunami che non tornerà indietro e sarà nella bravura del clinico costruire e far rispettare un contenitore sicuro e stabile ove far transitare tutti i cambiamenti repentini del presente che diviene passato ancor prima di aver terminato la frase che lo attesta.

Psicoterapia individuale

Il tipo di psicoterapia che pratico è ad orientamento psicoanalitico, ciò che esso implica l’ho espresso alla voce “ Chi sono”, cosa vuole dire essere psicoanalista e le sue implicazioni.
La psicoterapia psicoanalitica individuale è un viaggio a due nel mondo interno del paziente, essa può essere chiamata anche analisi del profondo perchè si tratta di andare a vedere cose, aspetti di noi, traumi, accadimenti che sono stati spostati nel nostro inconscio (profondo) e che da lì premono per uscire e ci fanno vivere male attraverso segni e sintomi, potremmo anche dire, più leggermente, che si fanno sentire attraverso malesseri.

Penso che sia l’unico viaggio che non si può fare da soli perchè si ha bisogno di una guida esperta che ci dica dove fermarsi, dove guardare, dove non avere paura, insomma che ci protegga. E’ un occasione unica nella vita, la possibilità che ci diamo di conoscerci e di provare a vivere con armonia e serenità rispettando sempre ciò che siamo, non violentandoci. Quest’ultimo aspetto, ovverosia la violenza inconsapevole che facciamo a noi stessi, è l’aspetto che più paghiamo nel corso della vita. E’ un conto che non possiamo saldare con i soldi, con le cose pratiche, ma è un conto affettivo che necessita di una moneta che sia riconosciuta dentro di noi.

Quindi si parte! Cosa succede allora? Si fanno alcuni incontri preliminari per stabilire se ci siano le condizioni per “prendere il largo”, incontri che servono al paziente per sentire sensazioni positive o meno nei miei confronti, e che servono a me per stabilire se posso aiutare veramente quella persona, che io come persona e come professionista sia la persona giusta per il mondo che mi si sta donando in quel momento e che necessita di essere trattato con tanta delicatezza.
Si costruisce quindi quello che noi chiamiamo setting: ovverosia una serie di regole e comportamenti da rispettare per lavorare bene e gettare delle fondamenta solide atte a costruire insieme un posto proteggente che possa contenere con il tempo tutto ciò che appartiene al mondo interno del paziente. Le più importanti sono: stabilire giorni della settimana e orari costanti dove incontrarci; comunicare la riservatezza del segreto professionale di tutto ciò che potrebbe uscire in seduta, obbligatorio per me e consigliabile per il paziente; esplicitare modalità e costi del pagamento delle sedute. Poi ci si accomoda nella stanza con due modalità differenti che si decidono insieme su suggerimento del terapeuta (mio), a seconda di ciò che penso sia più utile in quel momento: vis-a-vis, ovverosia di fronte uno davanti all’altro su due poltrone, oppure sul lettino ( terrore!! ), stesi dolcemente a lasciarsi cullare dal profondo.

Non esistono copioni da rispettare o compiti da “fare a casa”, si porta quello che preme in quel momento. Sarà compito mio cercare di portare in superficie quello che il paziente sta dicendo attraverso le parole che dice, si perchè c’è una comunicazione manifesta ( quello che diciamo con le parole ) ed una comunicazione latente ( quello che il nostro inconscio ci vuole comunicare attraverso le parole e le azioni ). Una delle comunicazioni più incisive che ha il nostro mondo sommerso (inconscio) per parlarci è quella che avviene attraverso i sogni. Quando sogniamo siamo incoscienti e quindi quello è proprio il regno del mondo interno. Anche qui vale quello che abbiamo detto prima: esiste un significato manifesto del sogno, ovvero quello che ci ricordiamo dello scenario onirico una volta svegli; e un significato latente che è sempre il fine ultimo del sogno, ovverosia quello che vuole effettivamente dirci il nostro inconscio. Per far ciò i sogni si interpretano.
Allora, buon viaggio!
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Psicoterapia di coppia

Generalmente le coppie che vanno in terapia ci vanno per due motivi apparentemente antitetici, farsi aiutare per recuperare il rapporto oppure farsi aiutare per rompere definitivamente con il partner. Ho usato l’aggettivo “apparentemente” perché ciò che conta in tutte e due i casi, è andarsi a riprendere ciò che di nostro è contenuto nell’altro. Nel caso della rottura diviene indispensabile perchè non possiamo correre il rischio che la persona che se ne va si porti via parti di noi, aspetti del nostro Sè. Ciò ci renderebbe incompleti e obbligati a rimanere in contatto con l’altro, non tanto per una questione di sentimenti bensì per non allontanarci troppo da ciò che è nostro.

Nel caso del tentativo di recupero diviene centrale poiché spesso alla base delle incomprensioni e dei problemi c’è proprio il fatto che ad un certo punto della storia della coppia, l’Altro diviene molto familiare poiché ricettacolo di cose nostre che non ci permettono più di vederlo come un’entità separata. Ma che mettiamo di nostro dentro l’altro e con che modalità? Ci mettiamo aspetti del nostro Sè che non siamo riusciti ad integrare, e quindi a vivere, per mille motivi. Per educazione, contesto ambientale dove siamo vissuti, influenze genitoriali, ecc… E lo facciamo attraverso un meccanismo chiamato proiezione. Questo ci permette di liberare il nostro mondo interno di pesi che, se non vissuti, divengono insopportabili; quindi li proiettiamo nell’altro, in un contenitore che spesse volte scegliamo inconsciamente proprio perchè è ideale per il contenuto che intendiamo riversarci dentro. Il passo successivo è quello di identificarci protettivamente con l’Altro perchè possessore di aspetti per noi fondamentali! Sembrerebbe un cane che si morde la coda, ed in un certo senso lo è. Ma possiamo uscirne e liberare la coppia da questo doppio legame che svuota di linfa vitale il rapporto, questo ci permette di ripristinare un dialogo con l’Altro che non ci porterà a volerlo cambiare ma ad accettarlo per ciò che è, con le caratteristiche che ci hanno fatto innamorare quando lo abbiamo conosciuto e che sembra nn ricordiamo più.

In terapia di coppia, nella mia impostazione di terapia di coppia, si usa sempre l’io e mai il Tu, l’io apre ed il Tu chiude. Dire io penso che, io sento che, disarma l’aggressività dell’altro lasciando spazio alla costruzione e al dialogo. Discorso inverso è dire: Tu hai detto, tu hai fatto, tu sei, eccetera… Va da sé che in questo modo c’è un incremento esponenziale di toni accesi, rabbie sedimentate, torti rivendicati; non dimentichiamoci che stiamo parlando di persone che si presentano in terapia con animi esarcebati da anni di rabbie ed incomprensioni.

Quindi si viene per “ascoltare” essenzialmente l’Altro, l’Altro un tempo così amato e diventato nel corso del tempo un estraneo da sopportare. Spesso, nella stanza di analisi, si riscopre una persona che avevamo dimenticato, con pregi che avevamo trasformato in difetti. Anche questo diviene allora un bel viaggio di riscoperta del partner, di una persona che è stata così importante nella nostra vita e che sarebbe destabilizzante trasformare in carnefice. Sia che ci siano i presupposti per recuperare il rapporto, sia che poi si decida di prendere due strade separate. In quest’ultimo caso spesso si deve gestire il “tempo affettivo” da dare a un figlio in comune oppure la gestione di cose concrete condivise, sarebbe opportuno farlo con il rispetto dell’altro, con la possibilità di vederlo come una risorsa non il colpevole delle nostre infelicità.

Venire in terapia spesso è catartico e permette di togliere tutta quella polvere che con gli anni si era posata sui sentimenti di entrambi i partner.
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