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L’albero del Senso

Pà?

Si.

Posso raccontarti una storia.

Tu a me!? E perché?

Vorrei sapere cosa ci saprai fare.

E’ importante, …. per ciò che diventerò.


 Era il primo giorno di scuola, nel piccolo villaggio di Hipa. 

John Atan, un bambino del primo anno, si alzò in piedi e disse : “ Non  c’è niente che abbia un senso. Me ne vado “.

Sulla strada c’era il grande albero del Vento, John si appollaiò lì su.

Ogni qualvolta gli altri bambini passavano nei paraggi, sentivano folate di inquietudine arrivare addosso.

Volevano trovare il senso. Avrebbero trovato il Senso, il gufo John  poteva scommetterci!

Decisero di costruire appena fuori Hipa un grande albero, l’albero del Senso. Ognuno avrebbe portato qualcosa di sé che avesse avuto un significato importante, cosa portare lo avrebbe deciso un compagno.

L’essenziale era diventare qualcosa che sembrasse qualcosa.

Iniziarono.

Anol fu il primo. Arrivò con un mucchio di libri che aveva letto e riletto e sapeva quasi a memoria. Giza si accorse subito che ne mancavano quattro e disse che Anol doveva tirare fuori anche quelli.

Anol sapeva quanto Risal tenesse alla sua canna da pesca.

E Risal sapeva che Andrè adorava il suo pallone da football nero.

Andrè aveva notato che Laura portava sempre gli orecchini con i pappagalli africani.

Laura guardò Mame: “i sandali” le disse.

Mame conosceva la casa di Elma, sapeva quello che la rendeva tanto speciale: un’enorme gabbia in un angolo, con dentro un piccolissimo criceto. Si chiamava Marat, fu lui a finire sull’albero del Senso. 

Elma pianse molto.

John Atan era sempre là.

Elma non fu tanto originale, disse solo che Ross doveva consegnare il suo telescopio astronomico. Sapevano tutti che Ross aveva investito tutti i suoi risparmi in quel telescopio.

Ross fu più ingegnosa, El Gris doveva consegnare il suo amatissimo Dannebrog … la bandiera nazionale!

In piedi sull’attenti cantarono l’inno.

El Gris chiese il diario di Madame Clamis. Il compagno Clamis era.. appunto.. una Madame!

Clamis chiese a Giavo di produrre il suo certificato di adozione.

Il certificato d’adozione finì in cima all’albero, e quando Giavo disse che la piccola Silia doveva consegnare le sue stampelle nuove nessuno si oppose.

Il significato cominciava davvero a prendere corpo, e l’entusiasmo non ebbe più limiti quando la piccola Silia sussurrò che Sara doveva portare il serpente in formalina dall’aula di biologia.

Il fratellino di Lillo” disse alla fine Sara e fu come se una raffica di vento avesse investito la strada. Il fratellino di Lillo era morto a soli due anni, ed era sepolto nel cimitero sulla collina.

Lillo non disse niente. Il suo fratellino era stato malato dal giorno in cui era nato, e per tutto quel tempo i genitori non avevano fatto altro che occuparsi di lui. Forse non le dispiaceva poi tanto!

John Atan era sempre là.

La sera .. al cimitero.

Krrruuunnchh. 

Cenerentola, la cagna di Sabri. Venne con noi, a guardia dell’albero del Senso.

Lillo disse a Leci di tagliarsi le sue treccine blu e di deporle nel significato.

Leci chiese a Siltur di consegnare il suo tappeto da preghiera. Tornò a scuola livido. Non era un buon musulmano gli disse il padre.

Ila era una di quelle che aveva insistito di più per il tappeto. Non avrebbe dovuto farlo. Non è facile dire  cosa era la cosa di Ila…….. Siltur avrebbe aiutato Ila a disfarsi della sua innocenza!

Fu un giorno bruttissimo quello, a scuola.

Ne mancavano solo tre. John Atan era sempre là.

Sigi detto il Santo doveva consegnare Gesù sulla croce.

Il crocifisso non era solo il Dio onnipotente di Sigi, era anche la cosa più sacra della scuola di Hipa.

Cenerentola orinò sulla pancia di Gesù.

Sigi era furioso, voleva la testa di Cenerentola. Ma il suo compito era quello di scegliere il significato per la bella Leda.

Ok” disse “sarà la bella Leda a tagliare la gola a Cenerentola”.

La bella Leda chiese l’indice della mano destra di Aros. Alla fine furono tutti d’accordo perché tanto nessuno avrebbe avuto il coraggio di farlo.

Lo faccio io” disse Ila secca.

Aros era presente quella sera in cui Ila perse la sua innocenza, tutti si misero a immaginare cosa avesse fatto con quel dito.

Se Aros non fosse stato il leader della classe, quello che prendeva tutte le decisioni e suonava la chitarra e cantava le canzoni dei Beatles quando gli pareva, lo avrebbero lasciato andare. Per come stavano le cose, invece, non c’era niente da fare.

Ma, John Atan era sempre là.

E furono scoperti.

Il professor Ghiro chiese gridando cosa rappresentava tutto questo.

Rama rispose: “ questo è il significato. Voi non ce ne avete insegnato nessuno. Perciò ce lo siamo trovati da soli”.

Venne tanta gente a vedere l’albero del Senso. Diventarono famosi in tutto il mondo.

Sarebbe stato facile ora per John Atan venire a vedere l’albero.

C’erano tante persone che davano significati. Talmente tante che si poteva parlare di Verità.

Forse avevano trovato il significato vero della Verità!

Si vendettero l’albero per molti soldi ad un grande museo di New York.

Fu allora che John Atan scese dall’albero.

Si avvicinò al Senso e ci girò lentamente intorno. Si fermò a lungo ad osservare.

“ Se questo mucchio di merda ha mai significato qualcosa, ha smesso di farlo il giorno in cui ve lo siete fatto pagare” sentenziò.

Cominciarono a capire cosa voleva dire John Atan. E cominciarono a capire perché gli adulti erano così come li vedevano. E anche se avevano giurato e spergiurato che non sarebbero mai diventati come loro, era precisamente quel che stava accadendo.

Non avevano ancora compiuto tredici anni.

John Atan aveva vinto.

Ma poi fece un errore.

Volse le spalle al branco.

Quella notte l’albero del Senso bruciò tutto, con un significato nuovo dentro.

Andarono tutti al funerale e piansero.

Piansero perché avevano perduto qualcosa e trovato qualcos’altro. E perché è doloroso, sia perdere che trovare. E perché sapevano che cosa avevano perduto, ma non erano ancora capaci di definire a parole quello che avevano trovato. 

 

                                          ( ispirato da “Niente” di Janne Teller, 2000 )

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