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Problemi di coppia

( Fusione vs. Separatezza )

Pensando al titolo di questo scritto mi verrebbe da associare impulsivamente coppia = doppio ovverosia doppi problemi. Non è così. Una coppia è un’entità a sé, formata da due individui che co-creano la strada intrapresa dalla diade. Entrambi assegnano e si assegnano il “ ruolo” da giocare all’interno di essa, è un movimento dinamico che avviene nel tempo, uno stato dell’essere che si palesa quando è finita l’opera. Spesso dopo questo lavorio ci si scopre una monade, siamo bloccati nei nostri movimenti, dobbiamo rendere conto all’Altro, lo schermo ove è possibile proiettare ombre della nostra esistenza. Vi è uno spostamento silente che ci fa avvicinare giorno dopo giorno fino ad essere compenetrati nell’altra persona. Diveniamo fusione. Perchè ciò avvenga lo vedremo più avanti, intanto possiamo cominciare con il dire che laddove c’è fusione nascono problemi, essa, infatti, è sia patologica che patogenetica.

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L’Io e l’Altro sono due entità distinte e così devono rimanere, possiamo fare un pezzo di strada insieme che può durare un giorno come una vita, ma mai commettere l’errore di farlo sulla stessa carreggiata. E’ un percorso parallelo ma separato anche solo da un piccolo spazio, esso preserva il nostro mondo interno e la nostra individualità. L’Io è un fiore che fiorisce per conto proprio, quando è l’Altro a bagnarlo c’è il rischio che produca un falso Sè, la merce più pericolosa al mercato degli schiavi. E’ un sollievo sapere che la persona con cui condividiamo la vita si sente una persona libera, e nella fase del corteggiamento lo è, l’Altro è ancora esterno. E’ un momento di grande magia ove l’uno garantisce la libertà dell’altro. Quando invece il rapporto diviene fusione l’Altro si palesa come oggetto interno e frammentato, tutto ciò che esso fa ci tocca e ci ferisce. Pensiamo che sia più comodo nutrirci ed arricchirci pascolando dentro vite altrui, ma non è così. Da questo discorso ne consegue che la centratura dell’individuo è argomento che si fa vitale, a maggior ragione ai giorni nostri ove la radicalità della famiglia subisce continue tempeste: i contesti socioculturali sono cambiati, i rapporti interpersonali si son fatti più dinamici, gli assetti familiari si sono trasformati, la sessualità come concetto è stata stravolta.
La nostra povera coppia ha pensato bene di difendersi da tutti questi movimenti destabilizzatori unendosi simbioticamente, cercando una protezione nell’Altro.

Come avviene la scelta del partner

Ora proviamo a fare un passo indietro chiedendoci come avviene la scelta del partner, questo ci può far capire bene il pericolo, o meno, della fusione. Nell’Introduzione al narcisismo (1914) Freud diceva qualcosa molto interessante al riguardo: “ la scelta di coppia si basa esclusivamente sulla ricerca regressiva ed inconscia di ognuno nell’altro di parti maschili o femminili da utilizzare poi come recettori di parti proprie da celebrare, da celare e da controllare nell’altro. Una scelta psichica ma anche fisica, infatti ognuno sceglie nel corpo dell’altro qualcosa che ha connotazioni inconsce significative. Si verificano così spostamenti corporei dell’uno sull’altro. In una coppia, ad esempio l’uomo, nel vestire la sua partner può vestire la propria femminilità ceduta. Di qui certe rigidità da cui poi le perversioni”.

H. Dicks, partendo dalle considerazioni freudiane citate, ha individuato i due poli estremi su cui si muovono le scelte di coppia: da un lato la scelta per complemento e dall’altro la scelta per contrasto. La scelta per complemento attualizza il rapporto con l’oggetto primario, ossia viene scelta una persona che attiva e soddisfa i bisogni con le stesse modalità psico-emotive e corporee con le quali erano soddisfatti nel rapporto con il genitore del sesso opposto. Ad esempio, l’uomo plasma inconsapevolmente la partner a immagine e somiglianza della madre. Nella scelta per contrasto, il partner deve essere l’opposto del genitore dell’altro sesso. In altre parole, il rapporto di coppia collude sulla negazione reciproca della presenza di elementi genitoriali sia psichici che corporei. Ora, mentre la scelta per complemento è una scelta libidica e come tale consente l’elaborazione dei conflitti di coppia, la scelta per contrasto è antilibidica. E’ antilibidica non solo sul piano sessuale, si arriva alla perdita dei rapporti sessuali, ma anche sul piano più generale degli investimenti psicofisici. Facilmente queste persone arrivano a non avere alcunché da condividere se non qualche interesse concreto come la casa o i figli.

Seguendo sempre il pensiero di Dicks, c’è un’altro aspetto nella scelta del partner che è molto importante, l’oggetto (inteso come l’Altro) esperito parzialmente o totalmente. La scelta di un aspetto particolarmente significativo dell’altro induce a supporre che quella persona cerca nel partner la soddisfazione compensatoria di esperienze parziali e perciò deprivate, sperimentate nel rapporto primario. Quando la scelta è di un oggetto totale, allora la relazione di coppia è sostenuta da movimenti elaborativi e sublimativi dei conflitti e delle tensioni. E’ questa la coppia che funziona come diade, che sa guardare dentro alla propria realtà.

L’altro, infine, può essere scelto anche in quanto soddisfa un bisogno come quello di risolvere la propria solitudine. Emergono allora aspetti anaclitici dove c’è una totale assenza di affettività e la coppia si regge solo sulla soddisfazione del bisogno. Le richieste portate sull’altro diventano imperativi assoluti: “tu devi” diventa una condizione obbligatoria. E’ qui che entra in gioco la fusione e la patologia a lei intrinseca, l’oggetto parziale viene incluso in una sorta di immagine gratificante diventando una estensione del proprio sé. Una persona con tendenze depressive può scegliere un partner depresso a cui cederà la propria depressione curandola in lui, oppure può essere data la propria parte persecutoria sadica all’altro diventando la vittima.

Separarsi è impossibile. Più massicce sono le proiezioni e maggiore sarà il controllo reciproco.
separazione-coppia-psicoterapeuta

Sembrerebbe un dilemma paradossale, la separatezza tra due persone (specificando separatezza proprio per distinguerla dalla separazione), cioè la possibilità di un vuoto tra sé e l’altro di modo che si possa creare un dialogo e non un monologo, porta sì alla solitudine ed a una possibilità maggiore di convivenza con l’angoscia, ma è anche la strada per avere una relazione con un oggetto intero altro da sè con cui arricchirsi nella diversità. Viceversa conglobare l’altro nella fusionalità, individuando nel partner parti di sè che è più funzionale “farle giocare all’esterno” porta alla tomba dell’amore. Si diventa monade, si viene a perdere ogni desiderio proprio perché non esiste più l’oggetto del desiderio stesso.
In questo incastro, la scelta di uno dei due di andarsene provoca sempre degli sconvolgimenti psichici impressionanti (basti pensare all’infinita casistica dei femminicidi). Questo è possibile perché andandosene, l’Altro porta via parti psichiche che non gli appartengono e dalle quali è impossibile distaccarsi.

Terapia di coppia

La terapia di coppia può aiutare a districarsi da questi movimenti psichici così dirompenti anche se non è un percorso semplice. Bisognerebbe aiutare i partners a recuperare i propri confini egoici che sono i propri spazi di scelta, di pensiero, di azione. Recuperare l’autonomia nella dipendenza affettiva reciproca è la meta che consente l’uso sano dell’Altro, ovverosia la consapevolezza del fatto che il dare qualcosa all’altro e l’avere qualcosa dall’altro non sono movimenti consequenziali ma simultanei. La coppia, allora, può usarsi senza danneggiarsi, diversamente l’uno domina l’altro e la sopraffazione patologica entra facilmente in gioco.

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